Le Masserie

Donnu Musè

Secoli di nuvole
hai visto.
Nuvole di aria e di cielo
si colorano
di passato riflesso.Occhi e bocche
ammiccano
ma cicatrici
nel ferro
e
nella pietra
riemergono
in solitudine
e
mesta presenza

Dolores D’Amico

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«Come la maggior parte delle masserie del Salento, quelle di Supersano riflettono tradizionali attività agricole incentrate prevalentemente sulla pastorizia e sulla cerealicoltura. Si tratta comunemente di architetture di media e piccola estensione quasi sempre a corte chiusa e dall’impianto planimetrico molto semplice, con terreni di pertinenza di modesta estensione»¹: è quanto osservano Fabio Lazzari ed Elena Frascaro, nell’ambito di una indagine sulla fruizione “lenta” del paesaggio agrario mediante percorsi culturali che sviluppino le risorse del territorio a fini turistici. Le diciotto masserie da loro cartografate punteggiano la campagna di Supersano quali testimoni del sistema dell’antico latifondo.

Le masserie Mendole, Macrì, Stesi, Palazzo, Chiesa/Sombrino, Stanzie, Pizzofalcone, Sbratta, Pagliare, Bosco Belvedere, Scoperta, Padula, Fontana, Don Mosè, Belli, Scorpo, Schillanti, Montinati evocano, anche con la suggestione dei nomi, una realtà socio-produttiva del passato il cui patrimonio architettonico, insieme con i muretti a secco e l’ulivo, è l’elemento caratterizzante di un paesaggio rurale da valorizzare nel rispetto delle sue specificità storiche e strutturali.

di M. A. Bondanese

¹ F. Lazzari-E. Frascaro, Risorse rurali e percorsi culturali: il contributo dell’analisi paesaggistica per la valorizzazione di un’antica percorrenza religiosa del Salento leccese in A. Trono, Via Francigena, cit. p. 288.